(di Bianca Maria Manfredi)
(ANSA) - MILANO, 07 DIC - Nulla contro la cultura e il popolo
russo, ma contro il suo regime: la prima della Scala con Boris
Godunov, capolavoro del russissimo Modest Musorgskij, è stata
una occasione per ribadire la posizione politica dell'Italia e
dell'Europa dopo l'attacco all'Ucraina da parte di Vladimir
Putin. E per confermare, se ce ne fosse bisogno, l'apprezzamento
del Paese nei confronti del Capo dello Stato salutato quest'anno
con una standing ovation ed oltre cinque minuti di applausi al
suo ingresso nel palco centrale, in una replica di quanto
accaduto lo scorso anno quando il pubblico gli chiese a gran
voce un 'bis' al Quirinale.
Ad applaudirlo anche la presidente del Consiglio Giorgia
Meloni, che poi ha anche cantato le parole dell'inno. E già la
presenza di entrambi è un fatto eccezionale, ma ancora di più se
si considera che nel palco con loro c'era anche la seconda
carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa, e
soprattutto la presidente della Commissione Europea Ursula von
der Leyen. Ed è stata proprio lei ad usare le parole più dure al
suo arrivo in un teatro: "Penso che i compositori russi come
Musorgskij o Cajkovskij siano fantastici cosi come Tolstoij o
Dostoevskij. Non dovremmo permettere che Putin distrugga questo
fantastico Paese. Per questo non vedo l'ora di assistere a
quest'opera". Opera che, per inciso, parla di uno zar che muore
roso dal rimorso dei suoi delitti. "Un auspicio" ha commentato
il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che ha
approfittato dell'occasione per annunciare un passo indietro nel
taglio dei contributi al teatro, almeno per l'anno in corso.
"Noi non ce l'abbiamo col popolo russo, con la storia russa,
noi ce l'abbiamo con scelte di chi politicamente ha deciso di
invadere una nazione sovrana. È una cosa diversa, secondo me è
giusto mantenere le due dimensioni" le ha fatto eco Meloni, che
dal palco ha applaudito Mattarella insieme agli oltre duemila
spettatori in sala, rispondendo a una domanda sulle polemiche
per la scelta di aprire la stagione con un'opera russa. Stessa
opinione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano,
presente con quello del Made in Italy Adolfo Urso, delle Riforme
Maria Elisabetta Casellati, dell'Università Anna Maria Bernini.
Critiche contro cui si è espresso anche Mattarella nel suo
colloquio oggi con la presidente della Commissione. "Sono
posizioni che non condivido sia sul piano culturale sia su
quello politico. La grande cultura russa è parte integrante
della cultura europea. È un elemento che non si può cancellare.
Mentre la responsabilità della guerra - ha sottolineato - va
attribuita al governo di quel Paese non certo al popolo russo o
alla sua cultura".
Lontano l'eco dei pochi ucraini scesi oggi per protestare in
piazza, dove c'erano anche centri sociali, Cub e Cobas.
Cancellata ogni traccia dell'imbrattamento con vernice sulla
facciata degli ambientalisti di Ultima Generazione, è rimasto
solo l'invito di Morgan a Meloni di ascoltarli e qualche leggera
coda di polemiche. Come quella per le parole del sottosegretario
Vittorio Sgarbi nei confronti del sovrintendente Dominique Meyer
bollato come "straniero". "Per la prima volta ho sentito questa
parola dura, 'straniero', mi ha ferito" ha commentato Meyer, che
però ha tenuto più di tutto a parlare dello spettacolo che
"resterà a lungo nella memoria". Di certo resterà il tributo a
Mattarella. "Anche se un po' ce lo aspettavamo, rimaniamo sempre
stupiti da questo grande calore verso il nostro presidente - ha
spiegato il sindaco Giuseppe Sala - Anche la presidente Ursula
von der Leyen è rimasta colpita". (ANSA).
Alla Scala una Prima politica, che omaggia Mattarella
Von der Leyen, non lasciamo che Putin distrugga la Russia
