(ANSA) - ROMA, 30 SET - Gli oltre 18 mesi di pandemia hanno
avuto un forte impatto negativo sulle abitudini degli italiani
in termini di prevenzione e cure, anche per quanto riguarda la
salute orale: circa un terzo degli italiani si è rivolto al
proprio dentista solo per "urgenze" contro solo poco più di un
quarto degli accessi per controlli di routine. Una percentuale
che nel Sud supera il 40% dimostrando come l'emergenza sanitaria
dovuta al Covid-19 abbia penalizzato in modo consistente
l'accesso alla prevenzione e alle cure odontoiatriche, anche a
causa della crisi economica. Questo quanto emerge da una ricerca
condotta dalle università di Milano e Berna su un campione di 30
mila italiani, che mostra un peggioramento delle condizioni di
salute del cavo orale e delle abitudini in materia di
prevenzione. La ricerca, realizzata in collaborazione con
l'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi), è stata
presentata nel corso dell'inaugurazione del 41/mo mese della
Prevenzione Dentale, l'unico programma di prevenzione
odontoiatrica attivo in Italia fin dal 1980 che nel corso della
sua storia vanta ben 1 milione di visite e migliaia di
consulenze. "I nostri dati, sia pure ancora parziali - afferma
il Prof. Guglielmo Campus, Università di Berna - sono in grado
di descrivere quanto ancora oggi la prevenzione delle patologie
del cavo orale in Italia sia un capitolo aperto".
"Ora sappiamo che la prevenzione è una priorità e che c'è
l'urgente bisogno di intervento da parte della politica.
L'impegno del Terzo Settore e di quello privato non può
sopperire a tutti i bisogni della popolazione. Una presa in
carico da parte delle Istituzioni è ormai urgente e non più
differibile" , sottolinea Carlo Ghirlanda, Presidente Andi,
spiegando che l'obiettivo "è lanciare un 'Manifesto per la
Cultura della Prevenzione', una comune dichiarazione di intenti
che vuole tradurre parole e buoni propositi in azioni concrete,
con risultati tangibili e misurabili. (ANSA).
