(dell'inviata Mauretta Capuano)
(ANSA) - TORINO, 23 MAG - LEA YPI, LIBERA. DIVENTARE GRANDI
ALLA FINE DELLA STORIA (FELTRINELLI, pp 304, euro 18.00). Era
partita con l'idea di scrivere un libro teoretico, filosofico,
sul concetto di libertà ed è finita, complice il Covid, a dare
vita a un romanzo di formazione. L'albanese Lea Ypi, esperta di
marxismo e di teoria critica, che ha insegnato nelle migliori
università del mondo, e ora vive e lavora a Londra con il marito
e i tre figli, racconta in 'Libera', uscito per Feltrinelli, con
cui è stata protagonista al Salone del Libro di Torino 2022, la
sua storia nel tramonto del Novecento. Una storia fatta di
segreti di famiglia, di rivoluzione, di guerra e di risveglio
politico nei Balcani, in un regime sospeso tra la fine del
comunismo e la fatica di entrare in Occidente. Affascina la
figura della nonna materna che viene da una grande famiglia
aristocratica musulmana dell'impero ottomano.
"Lei mi diceva e mi è rimasto dentro che la libertà vera è la
dignità della persona. E questa forma di libertà morale, che è
il centro della persona nessun sistema, per quanto sia
oppressivo, può riuscire completamente a toglierla. Siamo tutti
vittime delle circostanze però abbiamo una forma di libertà
interiore, morale, che ci permette di alzarci al di sopra
dell'oppressione delle istituzioni in cui viviamo e anche di
criticarle" dice all'ANSA Lea Ypi che parla un perfetto italiano
e ha scritto questo libro nascondendosi nell'armadio per non
essere disturbata dai figli.
"All'inizio non avevo pensato all'Albania. Ero a Berlino a
fare ricerca ed è scoppiato il Covid, le biblioteche sono state
chiuse e a quel punto stavo a casa con i bambini in questa
situazione generale di crisi. Un po' ero bloccata dal punto di
vista accademico-filosofico perché era difficile pensare durante
la crisi a categorie astratte. Mentre mi tornavano costantemente
associazioni con la mia vita in Albania perché avevo già vissuto
il lockdown nell'87, quando c'era stata la guerra nel mio Paese.
Ho scritto dentro un armadio grande perché avevo i miei figli
che hanno 11, 6 e 4 anni, che mi cercavano sempre. Avevo
iniziato nella vasca, sotto un tavolo, ma mi trovavano. Pensavo
molto a mia nonna che mi diceva 'quando non sappiamo cosa
pensare del futuro dobbiamo tornare al passato e cercare di
utilizzare le memorie per orientarci nelle crisi che
affrontiamo'", racconta la Ypi che al rigore filosofico unisce
una grande simpatia.
Nel romanzo una bambina attraversa diversi sistemi e si
chiede cosa sia la libertà in questi sistemi. "Tramite i
personaggi del libro cerco di riflettere sui diversi concetti di
libertà che abbiamo e attraverso i quali cerchiamo di capire le
istituzioni. Ma qual è la vera libertà? Cosa significa vivere in
una società libera? Di che tipo di libertà abbiamo bisogno?" .
La nonna, alla quale la Ypi dedicherà il prossimo romanzo,
arrivata in Albania alla ricerca di una identità, subito
deportata, con il marito finito in carcere, ha cresciuto un
figlio da sola. "La cosa che mi ha sempre colpito di lei è che
diceva: 'ma io sono sempre stata libera'" sottolinea la
scrittrice-filosofa. "Per me la forma più importante di libertà
è quella che chiamo libertà morale che poi è un po' il
fondamento della critica delle società in cui viviamo. Non
dobbiamo essere paternalisti nel mondo di pensare. La dinamica
aiutante-vittima parte da buone intenzioni, ma quando si tratta
di capire la complessità delle situazioni fa sfuggire molte
cose" sottolinea la Ypi felice di essere approdata al romanzo.
"Da accademico si ha sempre la tendenza a dare lezioni e
invece a me quello che piace della letteratura è che è una forma
più democratica di comunicazione con il pubblico. Più che dare
risposte ti poni interrogativi e apri un processo di ricerca
insieme al lettore. E' un passaggio che ti libera molto" dice la
Ypi. (ANSA).
Lea Ypi, la libertà vera è la dignità della persona
Filosofa e scrittrice albanese al Salone del Libro di Torino
