(ANSA) - VENEZIA, 16 NOV - Un'antica nave incisa su una
colonna di Palazzo Ducale. Un corno dogale, in pittura rossa,
dipinto accanto alla Biblioteca Marciana. Una 'pantegana'
tracciata sulla pietra, sul pilastro di una casa sul Canal
Grande. Scrutando i muri di Venezia, magari nella luce radente
del tramonto, si può scoprire ancora oggi una straordinaria
galleria di antichi graffiti degli abitanti della Serenissima.
Soprattutto in Piazza San Marco. Navi, animali, proverbi,
slogan, - "Viva San Marco, viva la Repubblica"- Sono la
testimonianza dal basso della quotidianità e delle tradizioni
della città. Una storia raccontata più dai comuni cittadini che
dai nobili veneziani.
Si stima siano oltre 6 mila quelli realizzati dal
Quattrocento fino alla prima metà del secolo scorso. E un filo
rosso sembra unire queste antiche opere pop ai writer dei nostri
giorni, che con lo spray dicono la loro sui muri delle città, in
un gesto spesso tacciato di 'vandalismo'. Alle antiche galee
incise sulla pietra al tempo dei Dogi, rispondo oggi centinaia
di 'graffi' e dipinti murali naif, che denunciano i moderni mali
di Venezia: il turismo di massa, le grandi navi da crociera, lo
spopolamento. Fino ad arrivare ai capolavori: il 'Bambino
migrante', con il giubbotto di salvataggio e in mano una torcia
di segnalazione, dipinto nottetempo da Banksy sul muro a pelo
d'acqua di un edificio in Rio Novo. (ANSA).
I writers della Serenissima, galeoni sui muri di Venezia
Filo rosso unisce chi incideva navi e animali a nuovi graffitari
